Marsala Insolita
di Katia Regina
A Marsala vi porteremo anche in un luogo taumaturgico, un posto che è stato capace di curare e guarire un grande filosofo: Porfirio. Approdato a Lilibeo nel III secolo dopo Cristo, il filosofo neoplatonico, allievo di Plotino, venne a curarsi da una debilitante forma di depressione che gli aveva tolto il desiderio di vivere.
Il luogo che calpesterete sarà lo stesso in cui Porfirio si è attardato ogni giorno, per trent’anni, per godere del tramonto abbacinante che, oggi come allora, illumina le tre isole posate sul quel lembo di mare: Favignana, Levanzo e Marettimo. Ispirato dalla magnificenza dei colori sfumati e vividi, proprio qui scrisse i suoi trattati filosofici più importanti, uno su tutti quello Sull’astinenza dagli animali, divenendo per questo uno dei fondatori dell’etica vegetariana e della non violenza.
Ma per restare fedele alle mille contraddizioni che caratterizzano e coabitano la Sicilia, vi racconteremo anche di una maledizione che aleggia su tutto quel tratto di costa, quella lanciata da Enea per la perdita del padre Anchise e narrata da Virgilio nel terzo libro dell’Eneide:
E questo fu l’ultimo strazio, del lungo andare la fine.
Partito di là, sulle vostre spiagge un dio m’ha gettato
Questo stesso luogo oggi si chiama due rocche per via delle rocche (due o tre?) che emergono dal mare. E chi lo ha chiamato così, per la prima volta, non doveva essere uno stratega del naming, non cercava un brand né tantomeno d’incuriosire il turista rispetto al luogo. Mosso dalla sola necessità di chiamarlo per indicarlo, lo battezzava un po’ come fanno gli indiani, osservando gli elementi nel qui ed ora.
Nessun comfort per chi lo sceglie, almeno non quello generalmente inteso. Pietre insidiose e viscide, alghe stracotte di sole e appiccicose, pallottole di scarti marini filamentose e rinsecchite cucite dalla salsedine e dal vento. E non serve aggiungere altri elementi scoraggianti, perché quel luogo dev’essere magico e ci resta, nonostante tutto. Su quegli scogli, ancora oggi, si dividono gli spazi angusti e insidiosi intellettuali e non, gente semplice e poeti non ancora estinti… un’armonia generata dall’energia che vi abita dalla notte dei tempi, un vortice inebriante di bellezza rimasto lì, nei secoli, spiazzando il superfluo.
Ciò che vedrete oggi è questo, gente del luogo, ma non solo, che fa il bagno senza badare troppo alle difficoltà per tornare sulla terraferma. E si spartisce il pane (cunzato) spezzandolo con le mani, perpetuando un rito dentro la più maestosa delle cattedrali.
Alle due rocche, da qualche anno, si fanno cose, incontri per parlare di letteratura, attualità, poesia e persino brevi rappresentazioni teatrali. Tutto pressoché improvvisato, senza clamore, basta il passaparola tra chi lo frequenta. Può capitare anche a voi, quando lo visiterete, di ascoltare un poeta declamare versi, o sentire qualcuno che recita brani teatrali senza la pretesa di essere ascoltato da un pubblico numeroso.
Venite con scarpe comode, lasciate a casa inutili orpelli, qui abbiamo tutto il necessario per stare bene.