Marsala sulle Origini di Lilybeo
di Katia Regina
Marsala sulle origini di Lilybeo
Marsala, sulle origini di Lilybeo. Non più fenicia, punica, ellenica, o romana, ma autoctona ed indigena la nostra gente primitiva
Marsala, Sulle origini di Lilybeo non tutti gli studiosi sono concordi, alcuni si accostano al mito, altri, contrappongono un forte scetticismo a questa ricostruzione.
Per i primi, dunque, non furono i Fenici ad inaugurare il luogo, essendo questi un popolo a vocazione commerciale, sostengono, non avrebbero mai potuto fermarsi in un luogo trascurando i traffici.
Barbari randagi dunque, i primi a popolare il territorio, lestrigoni, lotofagi e ciclopi, sostiene il mito, uno spazio conteso, successivamente, con i Sicani e i Siculi. In ogni caso, nessun altro popolo della Sicilia è tanto ricco di testimonianze di insediamenti primitivi che ne dimostrerebbero l’attendibilità storica intrecciando il mito alla storia. A corroborare quest’ultima ipotesi ci sarebbe a Marsala, una testimonianza tangibile e tutt’ora fruibile;
Il pozzo della Sibilla, dedicato al dio Apollo, situato nell’estremo lembo di un territorio che offre un facile approdo, accogliente per il clima e le ricche terre fertili. Furono queste, dunque, le condizioni che indussero i navigatori Fenici a fondare una colonia nell’antistante arcipelago dello Stagnone, scegliendo in prima istanza l’isola di Mozia, Ercole Tebano, dimorando in Lilibeo, infuriava pel furto fattogli degli animali bovini, cercava il ladro, per vendicarsi dell’ingiuria, avvisato da una donna isolana, del ladro e della grotta, ove teneva nascosti gli animali, ripigli i buoi, ed uccide il ladro, che si disse Erice. Da qui l’origine della città, nell’isola oggi denominata S. Pantaleo, che edificata la denominò Mozia in ricordo di quella donna.
Tutt’ora esiste a Marsala, nei pressi di Sappusi, la grotta che si intitola del toro, sulla quale sinarrano diverse storie, e forse è proprio quella a cui la tradizione si riferisce.
Durante il periodo di dominio punico la città divenne florida grazie ai commerci, coniava le proprie monete con inciso Motia e diverse altre effigi. Ben fortificata e con due bastioni che, tuttavia, non furono sufficienti per difenderla dagli assedi che seguirono.
La prima guerra punica
La Prima Guerre Punica si concluse con la Battaglia delle Egadi, nonostante gli sforzi bellici dei Cartaginesi e il valoroso contributo di 300 lilibetani, la disfatta fu inevitabile. Il 10 marzo del 241 a.C. i cartaginesi firmarono il trattato di pace che li obbligava a lasciare i territori occupati e corrispondere ai Romani somme ingenti per venti anni.
Dopo le tre guerre Puniche tutta la Sicilia diviene Provincia Romana governata da un Pretore e dai questori nelle capitali individuate, i quali riscuotevano gli ingenti tributi imposti da Roma, e proprio quest’ultimo aspetto determinò l’impoverimento degli agricoltori che furono ridotti al rango di schiavi. Seguirono anni di lotte e guerre servili che si placarono solo con la nomina a questore di Lilibeo di Marco Tullio Cicerone. Il potente pretore alloggiò nell’ex Monastero di Santo Stefano, e pare che proprio la torre che si trova nell’angolo del fabbricato sia stata dedicata a Pilato, che lì fu ospitato durante un viaggio.
Lilibeo diviene base strategica e piazza d’armi per le spedizioni africane. Imponenti sfilate capeggiate da illustri combattenti, tra questi Scipione detto l’Africano, seguito da 6200 fanti, 400 navi di trasporto e 40 da guerra, da qui mossero per l’assedio di Cartagine definitivamente invisa a Roma.
Cicerone governò con rigore e fermezza denunciando tutte le ruberie messe in atto dai predecessori che costrinsero in miseria la popolazione costretta in questo modo ad emigrare. L’inevitabile spopolamento indusse l’imperatore Ottaviano ad inviare colonie romane in diverse città siciliane, tra queste anche a Lilibeo. Non cessarono, tuttavia, le scorrerie e le ruberie durante tutto il periodo della dominazione romana, una tregua si ebbe sotto il regno dell’ imperatore Adriano. Di questo periodo restano innumerevoli testimonianze, sepolture, monete, iscrizioni e scavi archeologici sono fruibili in diversi siti della città.
Ancor prima di Cicerone:
tra i primi che ci tramandarono le storie, resta celebre il nome di Probo, la sua filosofia ebbe tanta fama, che Porfirio, celebre filosofo di Grecia, nell’anno 269 a.C. venne in Lilibeo per conoscerlo, ed insieme combatterono la dottrina neo-platonica, che voleva conservare il culto di Cerere e di Venere Ericina.
I due illustri studiosi diedero un importante contributo alla conservazione del patrimonio culturale d’ispirazione precristiana.
Con la caduta dell’Impero romano la città diventa meta di scorrerie dei barbari, nuove miserie e altrettante sofferenze caratterizzarono gli anni sotto il regno di Genserico, re dei Vandali, che proprio a Lilibeo stabilì la sua piazza d’armi per combattere contro Teodoisio dopo la vittoria su Cartagine. Nel 476 la Sicilia viene ceduta ad Odoacre, Re d’Italia, non tardò la rivincita di Teodorico che, nel 490, sconfisse Teodorico, Re dei Goti, assoggettando la Sicilia e dunque Lilibeo, al potere dei Vandali. Negli anni a seguire non mancarono le guerre tra gli stessi Vandali, nel 533 si assiste al passaggio del dominio dei Goti orientali, ossia gli Ostrogoti, facendo di Lilibeo l’ultimo presidio dei Vandali e sede di corte della regina Amalafrida, sorella di Teodorico il Grande.
Nonostante le guerre intestine i Greci non smisero mai di dominare in Sicilia, dal 565 all’anno 827, nessun giovamento si registrò per la Sicilia, che sotto il Pretore Giustinovide vide rinnovarsi le ruberie come al tempo di Verre. Nulla risulta rilevante, dunque, dal punto di vista politico, durante il dominio Greco a Lilibeo, ad eccezione del proliferare del Cristianesimo voluto da Costantino.
La dominazione araba ebbe luogo dopo la richiesta d’aiuto di Eufemio da Messina, personaggio controverso e carismatico che arrivò a proclamarsi imperatore della Sikelia, all’emiro Zia-dath-Allah per sfuggire alla condanna a morte inflittagli dal sovrano Bizantino. I Musulmani assicurarono la collaborazione che avrebbe permesso loro di invadere la Sicilia già da tempo bersaglio di scorrerie e depredazioni.
L’invasione partì dalla Sicilia orientale, ma fu proprio nei pressi di Lilibeo la battaglia decisiva per i fanatici musulmani che fecero della città sede di un emirato. Ribattezzarono la città Marsala, porto di Alì. Quella che era stata una città florida e importante, dopo le diverse dominazioni, era ormai un centro semi spopolato, gli edifici distrutti, gli abitanti infatti, per sfuggire alle scorrerie corsare abbandonarono la costa e si spostarono nelle zone più interne. La Sicilia venne divisa in tre Valli, la Valle di Mazara comprendeva anche il territorio liliberano, conservando, in ogni caso, il riguardo e i privilegi della sua antica storia. Durante il periodo della dominazione araba rifiorirono diverse attività agricole, commerciali e industriali, altrettanto accadde per le arti e la cultura culinaria che ha lasciato una tradizione ormai consolidata a cominciare dal cous-cous.
Diversi edifici testimoniano ancora quel periodo, si conservano inoltre il nomi di chiara ispirazione araba, come quello della contrada Rakalia, molti saraceni si naturalizzarono a Marsala e vi abitarono a lungo, finché un decreto del 1599 di Filippo III, li relegò a rango di vassalli facendoli schiavi.
Dal 1060 al 1194 il dominio di Lilibeo passò in mano ai Normanni, che, a differenza degli altri dominatori, portarono ricchezze anziché depauperale, oro, argento e vesti pregiate. Molti nobili vennero a stabilirsi in città, e grande beneficio ne ebbe pure la giustizia e l’amministrazione delle terre. Molto vicini alle fede cristiana, i prìncipi normanni, costruirono imponenti edifici religiosi e rinforzarono le mura di cinta della città.
Durante la dominazione araba e successivamente normanna gli ebrei a Marsala diventarono sempre più numerosi, una comunità perfettamente integrata fino ad allora, Lilibeo era sempre stata infatti luogo ospitale e tollerante. di popoli, credenze e linguaggi, Sotto il re Martino, nel 1399, gli ebrei si videro riconoscere per decreto la libertà di culto e di esercizio commerciale. Tuttavia, il numero crescente della comunità ebraica cominciò a portare malcontento tra i cristiani marsalesi, le loro abilità nei commerci, e le ingenti ricchezze accumulate portarono a continui disordini, tanto che, Re Ferdinando II nel 1493, ne ordinò l’espulsione.
Nel 1198 toccherà alla nuova dinastia degli Svevi governare la Sicilia, durante il periodo federiciano Marsala diede il suo contributo, grazie ad illustri e coraggiosi ufficiali, per fermare l’attacco navale da parte di Re Carlo di Napoli. Valorosi lilibetani scongiurarono lo sbarco che venne fatto invece nei pressi di Trapani. La riconoscenza di Federico II fu tale da concedere ai cittadini l’esenzione di qualsiasi tributo.
A differenza della dominazione normanna, che portò benessere e ricchezze, i francesi si contraddistinsero per il loro governo estremamente oppressivo. Questa pressione sociale sfociò, nel 1282, nei Vespri Siciliani. La rivolta, esplosa a Palermo, diede vita ad una sorta di caccia al francese. Carlo d’Angiò, considerato un usurpatore, si era macchiato, tra le altre cose, del crimine di aver posto fine, con la forza e le armi, al glorioso regno svevo di Federico II, gli anni dello Stupor Mundi. Gli Angioini vennero cacciati da Marsala. La Sicilia passò poi agli Aragonesi.
Con la lunga dominazione spagnola a Marsala venne consolidato il borgo medievale, vennero rinforzate le mura di cinta della città ed erette numerose chiese, monasteri e conventi. Nonostante sia stato favorito il reinsediamento urbano, a partire dal XVI secolo iniziò una lenta decadenza dovuta soprattutto alle epidemie, le pestilenze e le numerose incursioni dei pirati berberi.
La denominazione borbonica
La dominazione borbonica, 1734-1860, fu un lungo periodo di fermenti rivoluzionari, moti indipendentisti si moltiplicarono in tutta l’isola a partire da Palermo. Anche Marsala contribuì, in qualche modo, con la partecipazione attiva di illustri concittadini patrioti. I momenti di forte tensione, puntualmente soppressa dai Borboni, si conclusero con il controverso Sbarco dei Mille l’11 maggio 1860. Con l’arrivo di Giuseppe Garibaldi l’Italia meridionale venne consegnata in mano del re Vittorio Emanuele II.
Nella stessa data dello sbarco, 11 maggio, dunque, ma nell’anno 1943, Marsala subisce un terribile bombardamento, ad opera degli alleati americani che avviavano la strategia di liberazione della nazione in mano ai fascisti. Questa giornata nefasta, che produsse centinaia di morti e la distruzione di moltissimi edifici, fece meritare alla città l’altro riconoscimento della Medaglia d’Oro al Valore Civile.
Nella seconda metà del XVIII secolo la scoperta del vino Marsala da parte degli inglesi dette alla città una grande spinta economica; sulla strada degli Inglesi i Florio e alcuni imprenditori marsalesi arricchirono la città di nuove attività commerciali.
Nel secolo scorso la fama di Marsala crebbe grazie allo sbarco dei Mille (l’11 maggio 1860), al quale seguì la liberazione del Regno delle Due Sicilie dal dominio dei Borboni.
L’11 maggio 1943 un bombardamento aereo nel corso della 2^ Guerra Mondiale portò morte e distruzione nella città, e il sacrificio di molte vite umane è valso a Marsala la Medaglia d’Oro al Valor Civile.
La città è molto luminosa e barocca nei palazzi e nelle chiese, e l’ambiente è unico e risente della presenza del mare e delle tante case vinicole, disposte in poche strade vicino al mare considerate come itinerari storici del vino.
Marsala, sulle origini di Lilybeo, Katia Regina
fonti da: Lilibeo – Mozia – Marsala, Storia guida del cav.Antonio Alagna Spanò
Marsala sulle origini di Lilybeo